Per chi lavora nei laboratori di analisi biomediche è una cosa quasi scontata. Per l‘opinione pubblica lo è un po’ meno, ma il fatto certo è che oltre il 70% delle decisioni cliniche sono derivate o influenzate dal dato di laboratorio. Tradotto in altri termini: circa 3 volte su 4 le iniziative presedal medico a favore del paziente (diagnosi, terapie, ad es.) sono connesse agli esiti dei cosiddetti esami diagnostici in vitro. Parliamo, quindi, di quell’insieme variegato (e in costante espansione) di accertamenti diagnostici su campioni di sangue o altri materiali biologici, svolti nei laboratori di biochimica clinica, di patologia clinica, di microbiologia virologia, genetica, etc.
È difficile stimare quanti test in vitro vengono effettuati nel mondo. Solo negli USA si calcola che se ne facciano oltre 14 miliardi annualmente, con una tendenza di crescita nel prossimo futuro (dopo una piccola battuta d’arresto che aveva caratterizzato la fase post COVID-19). Senza entrare nella complessa discussione sulla richiesta più o meno appropriata di questi test, vale la pena ricorda che dietro tutto ciò vi un insieme di tecnologie e, soprattutto, di professionisti all’opera. Gli esami di laboratorio “non si fanno da soli”, anche quando si dispone di strumenti altamente automatizzati; non si “elaborano” o “si sviluppano”, come si usava dire delle vecchie pellicole fotografiche. La determinazione di ogni singolo analita è una storia a sé, fatta di processi biochimici e biomolecolari, che richiede materiali, metodologie e strumenti specifici. Ogni linea diagnostica comporta procedimenti che vanno tenuti sotto controllo, per assicurare la qualità e l’attendibilità dei risultati.
Il mondo dei laboratori clinici è caratterizzato dalla presenza di professionisti diversi, con ruoli e competenze che si devono integrare tra loro, per arrivare al miglior esito possibile. In questo mondo, i biologi giocano un ruolo fondamentale, grazie alle competenze che possono dispiegare nelle varie fasi del processo diagnostico, a cominciare dalle corrette modalità di raccolta, conservazione e identificazione dei campioni da analizzare. Nei laboratori clinici l’acronimo informatico GIGO (garbage in, garbage out, ovvero “se entra spazzatura, esce spazzatura”) è da anni un promemoria che ricorda come la qualità del materiale biologico prelevato sia determinante per fornire dei risultati che abbiano un reale valore diagnostico.
Il ruolo del biologo non si ferma ovviamente solo alla fase iniziale del processo – quella che in gergo si definisce “la fase preanalitica” – ma si estende alla capacità di padroneggiare sistemi sofisticati e processi complessi (spesso anche con elevati skills informatici) che caratterizzano la fase analitica vera e propria. Lo step successivo è la lettura del dato analitico, che può tradursi nella valutazione di un “numero”, generato dalla strumentazione, oppure dall’analisi morfologica di un preparato microscopico. In entrambi i casi, il professionista deve sapere interpretare correttamente tutte le informazioni e distillarle in quel documento di sintesi che conosciamo come il referto di laboratorio.
A lato di tutto questo, vi è tanto lavoro oscuro, ma non per questo meno importante, come la capacità di progettare e mantenere il sistema di qualità del laboratorio, garantendo nel tempo l’affidabilità dei risultati, la formazione rivolta verso se stessi e gli altri colleghi e professionisti, lo sforzo di ottimizzazione e talvolta di sviluppo delle metodiche, la ricerca applicata, la consulenza e l’interazione con i clinici, con i rappresentanti delle aziende biomediche, con la sanità pubblica, etc.
Tornando quindi alla ormai stranota notizia del “70% di decisioni cliniche influenzate dal laboratorio”, ricordiamo sempre la complessità dei processi sottostanti, l’essenza tutt’altro che banale degli accertamenti di diagnostica in vitro e il valore dei professionisti che operano per generare quella mole di dati. Soprattutto, il lavoro che essi svolgono per fare in modo che questi dati possano essere tradotti in informazioni affidabili, utili ed efficaci per la salute delle persone.