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Foto: Ellen da @Pixabay
Ambiente

Orsi e uomo, l’OB Lazio-Abruzzo: “Rapporto possibile, ma occorre rispettare gli habitat naturali. Serve approccio scientifico e una corretta comunicazione”

Sulla vicenda degli orsi del Trentino, interviene la referente del “Settore Ambiente” per l’Abruzzo dell’Ordine dei Biologi del Lazio e dell’Abruzzo, dott.ssa Pierlisa Di Felice, secondo la quale un “rapporto tra orsi e umani” può essere “possibile” a patto che “si rispettino gli habitat naturali, evitando la continua pressione antropica sulle aree naturali e lavorando scientificamente sull’attuazione scrupolosa…


Sulla vicenda degli orsi del Trentino, interviene la referente del “Settore Ambiente” per l’Abruzzo dell’Ordine dei Biologi del Lazio e dell’Abruzzo, dott.ssa Pierlisa Di Felice, secondo la quale un “rapporto tra orsi e umani” può essere “possibile” a patto che “si rispettino gli habitat naturali, evitando la continua pressione antropica sulle aree naturali e lavorando scientificamente sull’attuazione scrupolosa dei regolamenti di tutela e sui comportanti umani in un’area protetta”.
Un modello da seguire, per la rappresentante dell’OBLA: “è quello del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise che nel 2020 si è munito di un regolamento che va disciplinare la fruizione della natura da parte dei visitatori, limitando il più possibile i disturbi esterni: ad esempio divieto di accesso su particolari sentieri in aree di pregio faunistico e ambientale da alternare ad aree di libero accesso in cui si può andare liberamente.”
Bisogna certo rilevare che ci sono delle sostanziali differenze tra gli orsi del Trentino e quelli abruzzesi. In primo luogo il numero: un centinaio di orsi adulti oltre a 30 cuccioli in Trentino, un numero compreso tra 50 e 60 esemplari in Abruzzo. Inoltre in Trentino gli orsi sono stati reintrodotti dalla Slovenia mentre in Abruzzo l’ orso marsicano, sottospecie dell’orso bruno, è sempre vissuto nell’area: tra l’altro l’orso marsicano ha un comportamento meno aggressivo rispetto all’orso bruno trentino.
“Seppure si rilevano le sopra citate differenze – afferma ancora Di Felice – come Ordine dei Biologi del Lazio e dell’Abruzzo, riteniamo che il modello del Parco Nazionale d’Abruzzo possa essere ripreso anche per il Trentino Alto Adige, regione in cui la pressione antropica si rileva sempre molto alta e dove non esistono zone interdette ai visitatori, disposte per la tutela della fauna e di aree di pregio”.
“Riteniamo quindi che le soluzioni per un armonico rapporto tra natura e uomo ci siano e che basta solo metterle in pratica”, aggiunge ancora la referente del Settore Ambiente riferendosi “anche alla legge n.394/91, istitutiva dei Parchi Nazionali Italiani, in cui si prevede appunto uno speciale regime di tutela e gestione sia degli animali selvatici che dei comportamenti umani”.
“Il problema della continua antropizzazione inevitabilmente si va a scontrare con la gestione della fauna selvatica, soprattutto in una regione come il Trentino Alto Adige. In Abruzzo l’uomo ha imparato convivere da sempre con la presenza di questi orsi che sono diventati con il tempo anche una presenza gradita nei centri abitati del parco” conclude. Fondamentale dunque è anche il ruolo della comunicazione per favorire una pacifica convivenza tra gli orsi e le popolazioni locali.
Sull’argomento interviene anche la dott.ssa Daniela Arduini, presidente dell’Ordine dei Biologi del Lazio e dell’ Abruzzo. “E’ necessario – rimarca – sensibilizzare sui comportamenti corretti e disciplinati nelle aree protette. L’episodio della tragica morte dell’escursione in Trentino non deve trasformarsi in una guerra totale contro tutto ciò che è natura, contro gli orsi, gli animali selvatici”. Le soluzioni, rilancia la presidente dell’OBLA, “ci sono: l’importante è sapere gestire gli afflussi di visitatori nelle aree protette, chiudere i sentieri dove ci possono essere orsi e vivere la montagna in armonia con la Natura, rispettando gli habitat e conducendo un’ adeguata campagna di informazione e formazione delle popolazioni locali e dei turisti affinché sappiano quali siano i comportamenti adeguati da tenere in presenza della fauna selvatica”.