A caccia di funghi e batteri nel PM10: studio di ARPA Lazio e IRET-CNR. Spanò (ONB): “Ricerca rilevante su un tema di stretta attualità”

Alla ricerca di (eventuali) funghi e batteri nelle cosiddette “polveri sottili” sospese nell’aria. Ha preso il via, nei giorni scorsi, una collaborazione tra l’ARPA Lazio e l’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRET-CNR) per uno studio congiunto del microbioma aerodisperso associato al particolato atmosferico diffuso sul territorio romano. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “Biogenic characteristics of microparticles in big cities: structure of microbial community pathogenicity and driving factor – Microair” e “riveste certamente una notevole importanza basandosi su un tema di indubbia e stretta attualità come quello derivato dall’inquinamento da PM10” dichiara Alberto Spanò, microbiologo, consigliere dell’Ordine nazionale dei Biologi e delegato ONB per Lazio e Abruzzo.

Il particolato atmosferico (PM) è ormai ampiamente riconosciuto come uno degli inquinanti più pericolosi per la salute dell’uomo in città. Mentre i componenti chimici dell’inquinamento da PM e il loro impatto sulla salute umana sono stati diffusamente studiati, il potenziale impatto del microbioma aerodisperso, ossia dei microrganismi presenti nell’aria, rimane invece tuttora poco chiaro. Negli ultimi mesi, l’attenzione si è pertanto spostata sempre più sulla frazione biogenica collegata al PM, e quindi su batteri, virus, funghi e pollini presenti nell’aria: comprendere le dinamiche temporali della diversità tassonomica e funzionale dei microrganismi nell’aria urbana, specialmente durante gli eventi di smog, aiuterà a comprendere meglio le potenziali conseguenze sulla salute umana.

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